domenica 16 febbraio 2014

LEONE DOLCE

Lo chiamerò Robert Lecco, un nome un programma: solo perché gli ho dovuto insegnare come leccare una donna per farle arrivare un orgasmo da favola. Un laureando architetto, di Bergamo, giovanissimo: 23 anni. Un metro e ottantacinque di altezza, longilineo e muscoloso al punto giusto, occhialetto sexy, occhi grandi e profondi marronemuschio, capello nero cortissimo, mani delicate e curate. Diventava rosso ad una minima battuta. Le labbra... Sempre aperte nel sorriso, erano carnose color frutto di bosco. Si dichiarò in chat schiavo, ma poi dal vivo scoprii che non lo era. Anzi, un dominante, cui piace però essere masturbato col dito nel buchino o indossare biancheria intima femminile. Cose che lui riteneva essere da schiavo, fino al momento in cui mi conobbe. Gli feci alcuni esempi di schiavitù: essere messo a quattro zampe, nudo, schiacciato da tacchi vertiginosi, masturbato con sandali sadomaso, servizi in casa nudo, collare e guinzaglio, o eseguire ordini della Padrona/Dea, TUTTI, compresi quelli di farsi inculare da un altro uomo. Decise che non era il caso suo. Adoro scopare con uomini belli: sono un'esteta. E' una componente sine qua non. Però, adoro anche scopare con uomini che abbiano testa. Robert mi piacque proprio non solo per il suo aspetto, molto gradevole, sottomesso e allo stesso tempo forte e determinato, ma anche per il suo modo di porsi. Grande studioso ed esteta, sportivo, estremamente corretto con amici, servizievole, attento alle esigenze della partner, colto, modesto e presuntuoso allo stesso tempo.
Un mix esplosivo per me! Prendemmo un caffè e spremuta nel bar sotto casa mia, per l'occasione si era messo le lenti a contatto, offrendomi il suo sguardo limpido. Gli chiesi cosa si sarebbe aspettato da me. Arrossì. Lasciai andare via un paio di vicini di casa, inopportunamente entrati proprio in quel momento, poi salimmo a casa mia. Da perfetto architetto estetizzante, rimase abbagliato dall'ampiezza e dalla signorilità e del palazzo e del mio appartamento. Appena entrati, pomiciammo subito, affamati dei nostri sapori. I suoi baci erano gustosi e lunghi. Senza staccarci, ci spogliammo a vicenda dei cappotti, le labbra avvinghiate. Gli abiti caddero in un istante ai piedi, sparpagliati sul parquet del salone. Nudi e bacianti, ci spostammo in camera da letto, accendendo la luce. E' eccitante guardarsi durante l'amore. Cademmo abbracciati sul talamo, senza staccarci un secondo. Aveva le mani ghiacciate, perché tutto il sangue era già nel suo giusto posto! Gliele feci scaldare sui miei seni. Li toccò, li palpò, li massaggiò, poi passò a lavorare le mie fragoline! Sembrava sapesse come farmi godere! E intanto continuavamo a succhiare le nostre lingue allacciate. Voleva essere guidato. Lo feci maternamente. Gli dissi: Continua così, vedrai che in pochi secondi arriverò a ridere! Mi guardò con quegli occhi suoi grandi e dolci, stupito. Poi capì! E sorrise! Aprì le labbra e le appoggiò a ventosa sul capezzolo sinistro e iniziò a succhiare, massaggiandomi il destro. Gli tenni la testa premuta sul petto, invitandolo a restarci a lungo. Accettò l'invito. Gli suggerii di strizzare il capezzolo, invece di un semplice massaggio, mentre di usare i denti per il sinistro. Eseguì docile. Ebbi il primo orgasmo solo così. Passai a segarlo mentre continuava la sua dolce tortura. Che bel uccellino che aveva! Uccellino perché, diceva Robert, è un termine più elegante, in realtà è ben dotato. Durizzimo con due zeta. Come gli piaceva essere allattato, cicetti! Ogni tanto apriva gli occhi e mi guardava di sotto in su, in cerca di approvazione, senza mollare la mammella, allungando le labbra, stringendole attorno al capezzolo, come avesse paura di perderlo... La tenerezza! Uhhhhh... Quanto ne godevo! Approvavo con lo sguardo, chiudevo poi gli occhi in estasi, lui riprendeva a succhiare, rassicurato, come fosse il mio bebè. Quando la mia sega aumentava d'intensità, però, gli sfuggivano mugolii che poco avevano dell'infante. Finché, all'improvviso, mi venne in mano, piano, poco, in un sospiro. Dedussi che a casa si era già sparato seghe in abbondanza, prima del nostro incontro. Ma volle che continuassi. Strano! Tutti gli uomini hanno un momento di stasi, refrattario, dopo il godimento. Invece a Robert restava in piedi, godendosi il massaggio. Solo dopo un paio di minuti mi scostò la mano! Che cosa inusitata per me. E' proprio vero che non si smette mai di imparare, nemmeno alla mia età. Restammo pochi minuti a farci coccole. Poi volle rifare da capo, ma provando ad essere penetrato dal mio dito. Si era depilato apposta per l'occasione. Aveva avuto una maestra in Skype che l'aveva introdotto a questa variante nella pratica auto-erotica. Ora voleva provare dal vivo con una donna vera: me. Lo chiese con dolcezza ma decisione. Non avrei potuto dirgli di NO. Adoro dare piacere al partner, a tal punto da stimolarne le richieste. Robert sapeva bene cosa voleva, de me e da se stesso. Si adagiò sulla schiena e aprì le gambe, in attesa. Lo sguardo suo dritto nel mio. Era erotico. Molto erotico. Mi scioglievo solo a guardarlo. Sempre gli occhi negli occhi, mi inumidii il medio destro e provai adagio ad accarezzagli le palle, scendendo verso il proibito, adagio, esplorando con rispetto, interrogando il suo volto, in cerca di un'ombra di quel piacere che avrei voluto donargli. Il piacere si manifestò: si inerpicò sull'uccellino. Disse: Succhiami... E lo succhiai, prima adagio. Sempre il dito nelle sue profondità morbide e calde. Ebbe un primo scatto. Pulsante, contro il dito, pulsante dall'interno. Sentii un pallino duro e me lo annotai mentalmente, ripromettendomi di farglielo notare in un momento di calma. Reagiva bene e io provai ad entrare ancora di più, piegando il dito in avanti, dove so esserci la noce del piacere maschile. Robert ebbe un altro scatto di voluttà. Un altro. E poi un altro! Aumentai il ritmo del risucchio. Robert rovesciava gli occhi. Mugolava. Guaiva. Sentivo la cappella pulsare tra lingua e palato, sentivo la prostata pulsare sotto il polpastrello. Stavo andando bene. Non avevo ancora finito di formulare questo pensiero, che mi ritrovai la bocca piena di calore morbido. Deglutii. Era dolce, la sua sborra. Mi piacque. Memore della sua durata post coito, proseguii il lavoro di bocca: Robert impazziva! Poi mi scostò la testa e io restai abbracciata al suo petto. Morbidi e abbandonati. Oh, ma per poco. Infatti si girò verso di me, mi guardò e disse: Ora tocca a te. Tornò a suggermi i capezzoli per poi scendere tra le gambe. Ero già bagnata, anzi, ANCORA bagnata. Leccò con piacere, intanto si toccava. Non fu esperto e annotai mentalmente pure questo. Volle mettere il preservativo e lo accontentai, calzandoglielo con la bocca. Quindi mi rovesciò sulla schiena, mi inforcò le gambe ed entrò con vigore dentro la sorellina mia. Sembrava furioso, ma felice. Non staccava mai gli occhi dai miei. Voleva bere tutto il mio piacere. E spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva spingeva velocissimo! Io mi toccavo i seni, sapevo di offrire al suo sguardo uno spettacolo sexyssimo, Robert ne godeva. Mi sfiancò con la sua frenesia. Per prendermi una pausa, dissi: Mettiamolo dietro. E accennai a girarmi. Robert non si fece pregare. Mi ribaltò e sputò sul mio buchino, prendendo a massaggiarlo come si deve, con cura e attenzione. Era bravo! Sentii il suo primo dito sprofondare, il suo secondo raggiungere il primo... Poi il terzo! Ero morbidissima e aperta a lui! Mmmm adoro essere penetrata così, ma non da dita, dal suo uccellino! Glielo chiesi e Robert non se lo fece ripetere due volte. Mi infilzò, e una, e due, e tre, e quattro, e cinque... Sembrava un martello pneumatico, eppur dolce, di quella dolcezza che ormai avevo imparato essere il suo tratto distintivo. Oh, mi piaceva, eccome se mi piaceva! Gridavo ad ogni colpo, poi attaccai a ridere. Infatti provai più orgasmi di fila... Mi fece sanguinare! Ma non avevo provato dolore, solo piacere e piacere e piacere al cubo. Saltò fuori, sfilò il condom con furia e mi inondò la schiena di sborra calda. Ne aveva avuta ancora! Ero stupita e sfranta. Mi tuffai nel letto e sentii bagnato sotto di me: avevo squirtato. Lo squirt per me è un trofeo: glielo mostrai, orgogliosa di lui. Robert si illuminò. Ci abbracciammo e restammo adagiati nei nostri succhi. Gli spiegai come fare per ottenere un orgasmo clitorideo e poi gli consigliai di farsi visitare da un urologo per il pallino. Robert si spaventò. Fortuna che glielo dissi dopo il coito, altrimenti si sarebbe ammosciato, ne sono certa. Alla fine me ne fu grata! Non cambiai le lenzuola per un bel po', volendo godere dei nostri odori funky.

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